Aveva poco più di vent’anni quando realizzò il suo sogno: fondare un giornale. E comincia vendendolo a casa sua, perché le autorità non gli hanno dato il permesso di vendita nelle tabaccherie. La mattina del 29 dicembre 1881 apre la porta del suo appartamento in piazza della Borsa 4 per offrire ai triestini un foglio che costa due soldi. Vende 32 copie.
Quel piccolo foglio, da cui il nome «Il Piccolo», diventerà un’istituzione che, nel bene e nel male, condizionerà la storia dell’Adriatico Orientale.
Il ragazzo si chiama Teodoro Mayer. È chiuso, solitario, scontroso, per nulla socievole, però deve alla sua intuizione dell’anima popolare il primo slancio della sua straordinaria fortuna. Sa che cosa vuole il pubblico: tanta cronaca bianca e nera e manda i giornalisti in tribunale, romanzi d’appendice per conquistare il pubblico femminile, piccoli annunci di tutti i tipi, anche «galeotti». Niente politica perché bisognava pagare per avere il permesso di parlarne, anche se la sua politica fortemente irredentista farà capolino e gli costerà tanti sequestri finché non troverà i finanziamenti per potersi occupare di questioni politiche.
Ma la sua battaglia contro le autorità austriache non finisce e lui combatte strenuamente. È abituato a lottare perché dai 14 anni deve provvedere alla famiglia. In vent’anni il giornale passa dalle 32 copie iniziali alle centomila. È una voce che non può essere ignorata. Il ragazzo farà una grande carriera politica a Roma: senatore del Regno, ricoprirà incarichi di vertice in enti pubblici e privati fino al 1938.