La storia di un giornale in prima linea in una città di frontiera. Un giornale che l’8 maggio del 1992, appena due settimane prima che la mafia sferrasse il colpo più duro, fu costretto a chiudere i battenti lasciando “orfane” a Palermo intere generazioni di lettori. Che in quel giornale, piccolo ma valoroso, avevano riposto tante speranze. Perché era quello di Mauro De Mauro ed Etrio Fidora, Gabriello Montemagno e Kris Mancuso, Marina Pino e Gaetano Perricone, Roberto Leone e Antonio Calabrò, Nicola Lombardozzi e chissà quanti altri. Senza dimenticare i fotografi: da Letizia Battaglia a Franco Zecchin, da Franco Lannino a Michele Naccari fino a Nicola Scafidi.
A distanza di tanti anni quei cronisti, non più giovani ma sempre in prima linea, hanno voluto scrivere il romanzo di quel quotidiano del pomeriggio. Edito dalla Regione Siciliana, lo hanno scritto ben 53 giornalisti di quel giornale che fu il primo a chiamare la mafia con il suo nome, a combatterla vedendosi distrutta la tipografia dalle bombe del boss Luciano Liggio e pagando con tre vite umane (Mauro De Mauro, Cosimo Cristina e Giovanni Spampinato) il suo impegno contro Cosa Nostra e contro clientelismi, corruzione e tentativi di restaurazione politica.
Straordinario è l’apporto di firme di questo singolare lavoro ricco di storie, di esperienze, di momenti di vita redazionale e di fatti eccezionali che la cronaca siciliana non ha mai risparmiato, accompagnato da un ricchissimo corredo fotografico, oltre 250 immagini dell’Archivio del giornale custodito dalla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana.