Andrej Nikolaevič Mironov, nato a Irkutsk, nella Russia siberiana, è stato un giornalista russo, ex dissidente e prigioniero politico sovietico, e in seguito attivista per i diritti umani.
In Russia è stato in carcere dal 1985 al 1987 in quanto oppositore politico, arrestato dalla polizia segreta del KGB per aver criticato il governo durante l’invasione dell’Afghanistan del 1979 e in generale la mancanza di democrazia in URSS. L’accusa per cui venne condannato a quattro anni di detenzione era quella di propaganda sovversiva antisovietica; passò un anno e mezzo in un campo di lavoro in Mordovia per criminali statali particolarmente pericolosi. Venne rilasciato a seguito dell’incontro del 1987 tra Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, nel quale si decise la scarcerazione di 140 detenuti.
A seguito della scarcerazione, nel 1991 intraprese la carriera da giornalista nel campo dei diritti umani, operando in Nagorno Karabakh, Tagikistan, Cecenia e Afghanistan e organizzando incontri tra rappresentanti ceceni e deputati russi per una soluzione pacifica del conflitto.
Nel 2003 Mironov venne nuovamente preso di mira: a Mosca, il 3 luglio, fu aggredito e gravemente ferito. Venne poi curato in Germania e Italia. Parlava molto bene l’italiano e ha partecipato in diverse occasioni a conferenze sui diritti umani organizzate da Amnesty International.
Venne ucciso nel 2014 nel corso della Guerra del Donbass, insieme al fotoreporter Andrea Rochelli, mentre documentavano le condizioni dei civili. Insieme a loro c’era il fotoreporter francese William Roguelon, unico sopravvissuto, che dichiarò in seguito che il gruppo era stato preso di mira da colpi di mortaio e armi automatiche dalla Guardia nazionale ucraina e dall’esercito ucraino.
La responsabilità della morte di Mironov e Rochelli è stata oggetto di indagini da parte delle autorità italiane, che nel luglio 2017 portarono all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia. Markiv era un sospetto neonazista e vicecomandante ucraino della Guardia nazionale con cittadinanza italiana. Il 12 luglio 2019 la Corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rochelli e Mironov, condannandolo a 24 anni di reclusione. Lo stato ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile. Il 3 novembre 2020 la Corte d’assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ribaltò la sentenza di primo grado dichiarando Vitaly Markiv assolto e lo scagionò.
Contro l’assoluzione la procura generale e le parti civili presentarono ricorso in cassazione, ma nel 2020 la Corte d’appello assolse Markiv per non aver commesso il fatto.
Sia Mironov che Rochelli verranno successivamente schedati sul sito Myrotvorets (sito web ucraino che pubblica informazioni personali e dati sensibili su coloro che sono considerati ‘’nemici dell’Ucraina’’, nel quale sono stati schedati anche più di 4.000 giornalisti ucraini e stranieri), con la scritta rossa in sovraimpressione “Liquidato”.