Vittorio ARRIGONI

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(04 febbraio 1975 - 15 aprile 2011)

Vittorio Arrigoni era principalmente un’attivista nel campo umanitario. Era conosciuto in tutto il mondo grazie alla sua carriera di reporter che coltivò contemporaneamente, collaborando con più canali di informazione: Il Manifesto, Pace Reporter, Radio 2, Radio Popolare. Riuscì a raggiungere la notorietà internazionale grazie a internet e al suo canale YouTube, ma in particolare, grazie al suo blog più famoso, denominato Guerrilla Radio, da lui fondato nel 2004. Da ricordare che, in quegli anni, Arrigoni era l’unico cronista attivo nella Striscia di Gaza.

Nel 2009 scrisse ‘’Gaza Restiamo umani’’, una raccolta dei suoi reportage. Il libro venne tradotto in inglese, spagnolo, francese, tedesco e arabo, in quanto i suoi lavori erano già conosciuti anche all’estero.

Ebbe le sue prime esperienze nel mondo dell’attivismo umanitario all’età di vent’anni, iniziando a viaggiare nei luoghi di guerra. Ma è nel 2003 che entrò a far parte dell’ong International Solidarity Movement, con il quale iniziò ad interessarsi alla causa palestinese, scrivendo le sue prime corrispondenze e schierandosi contro il comportamento di Israele verso la popolazione della Striscia di Gaza.

I suoi scritti di condanna inasprirono il comportamento del governo Israeliano nei suoi confronti, tant’è che venne inserito nella lista delle persone sgradite ad Israele a sua insaputa, e per questo finì in carcere due volte nel 2005.

Dopo la seconda scarcerazione e il seguente rimpatrio in Italia, Arrigoni non arrestò la sua attività umanitaria: nel 2006 partecipò come osservatore internazionale alle prime elezioni libere nella Repubblica Democratica del Congo (partecipa con il supporto logistico-finanziario del II Governo Prodi); nel 2007 partì in missione umanitaria per il Libano.

Tornò a vivere a Gaza, passando via mare, nel 2008, anno in cui ricevette la cittadinanza onoraria palestinese. Da lì diffuse informazioni sulle dure condizioni dei palestinesi.

Nello stesso anno fu incarcerato ed espulso dall’esercito israeliano per aver difeso quindici pescatori palestinesi che pescavano nelle proprie acque territoriali.

Venne scarcerato e rientrò definitivamente a Gaza a bordo della nave Dignity del movimento Free Gaza.

Nelle ultime settimane della sua vita prese posizione a favore del movimento della Primavera Araba, con l’auspicio di giungere a maggiore libertà e istituzioni democratiche per le popolazioni musulmane coinvolte.

La sera del 14 aprile 2011 venne rapito da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all’area jihadista salafita, all’uscita dalla palestra di Gaza nella quale era solito recarsi. In un video immediatamente pubblicato su YouTube, in cui Arrigoni venne mostrato bendato e legato, i rapitori accusarono l’Italia di essere uno ‘’stato infedele’’ e l’attivista di essere entrato a Gaza ‘’per diffondere la corruzione’’. Venne inoltre lanciato un ultimatum, minacciando l’uccisione di Arrigoni entro il pomeriggio del giorno successivo, e chiedendo in cambio della sua liberazione la scarcerazione del loro leader, Hisham al-Saedni, e di altri militanti jihadisti detenuti nelle carceri palestinesi.

Il giorno successivo, il corpo senza vita di Arrigoni, fu rinvenuto dalle Brigate Ezzedin al-Quassam nel corso di un blitz in un’abitazione a Gaza, le autopsie hanno rilevato che la morte è avvenuta per strangolamento tra la notte del 14 e del 15 aprile.

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