Walter Tobagi, umbro di nascita, si trasferì con la famiglia a Bresso, vicino Milano, a otto anni. Già dal liceo cominciò la sua carriera da giornalista: fu redattore, e dopo poco tempo capo redattore, del giornale studentesco La Zanzara, del Liceo Parini di Milano.
Subito dopo le scuole superiori, iniziò a lavorare come giornalista per l’Avanti!, quotidiano del partito socialista italiano, ma vi rimase solo pochi mesi per poi passare al cattolico Avvenire.
Dalle numerose testimonianze e dai suoi articoli, Tobagi risulta essere un uomo profondamente acculturato: a fianco della carriera giornalistica, divenne anche ricercatore universitario e professore di Storia Moderna.
In quegli anni iniziò a delinearsi l’attenzione per i temi sociali, l’informazione, l’economia, l’arte e lo sport, la politica e il sindacato. Diventa poi Presidente dell’Associazione lombarda dei giornalisti, interessandosi anche alle tematiche sindacali per la categoria dei giornalisti.
L’argomento predominante dei suoi articoli e delle sue fu quello del terrorismo politico di estrema sinistra e di estrema destra: parlò della morte di Giangiacomo Feltrinelli e dall’assassinio del commissario Calabresi. Scrisse dalle prime iniziative militari delle Brigate Rosse, ai covi terroristici di Milano e alla guerriglia urbana organizzata da gruppi estremisti di sinistra. Man mano espanse le sue indagini alle città di Torino e Genova.
Nel 1972 passò al Corriere della Sera, e così il terrorismo divenne il suo campo a tempo pieno, assieme a quello politico e sindacale.
Gli scritti di Tobagi passavano attraverso un metodo rigoroso e puntiglioso: analizzava essenzialmente i fatti, senza farsi trascinare dalle ipotesi.
Gran parte del suo lavoro degli ultimi anni era un’analisi degli anni di piombo e molti degli avvenimenti con protagoniste le Brigate Rosse e le organizzazioni politiche extra-parlamentari ad essa vicini: Lotta Continua, Potere Operaio, Autonomia operaia.
Il giornalista sfatò tanti miti e luoghi comuni sulle BR e gli altri gruppi armati, denunciando i pericoli di un radicamento del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, come molti segnali gli avevano indicato.
Probabilmente per questo suo intenso e efficace lavoro di indagine, che restituiva alla popolazione la vera immagine del fenomeno terroristico, Walter Tobagi venne ucciso alle ore 11.00 del 28 maggio 1980, con cinque colpi di pistola esploso da un gruppo di estrema sinistra facente capo alla Brigata XXVIII Marzo. Il killer materiale dell’assassinio è Marco Barbone, capo del gruppo terroristico, che in seguito divenne pentito e collaboratore di giustizia.