Andrea Rocchelli, nato a Pavia nel 1983, è stato un giornalista, fotografo e fotoreporter freelance professionista italiano. Laureato in design della comunicazione al Politecnico di Milano nel 2007, ha cominciato a lavorare in ambito fotografico con un tirocinio nell’agenzia Grazia Neri e diventò poi assistente del fotografo Magnum Alex Majoli. Nel 2008, insieme ad altri quattro fotografi, fondò Cesura, un collettivo indipendente che produceva progetti fotografici senza compromessi commerciali.
Rocchelli documentò la Primavera Araba in Libia e in Tunisia, le violazioni dei diritti umani in Kyrgyzstan e Ingushetia e le condizioni dei migranti nel meridione d’Italia e il loro sfruttamento da parte della criminalità organizzata. L’Europa orientale e la Russia furono delle aree geografiche di spiccato interesse per Rocchelli e le sue foto vennero pubblicate dalla stampa internazionale quali Le Monde, Newsweek, The Wall Street Journal e Novaya Gazeta.
Venne ucciso il 24 maggio 2014 durante la guerra del Donbass dalle forze armate ucraine, mentre documentava le condizioni dei civili bersagliati dall’esercito ucraino ad Andreevka, nelle vicinanze di Slov”jans’k, in Ucraina orientale. Insieme al fotoreporter, quel pomeriggio vi erano l’attivista dei diritti umani e interprete Andrej Nikolaevič Mironov, anch’egli rimasto ucciso nell’attacco, un artista locale e il fotoreporter francese William Roguelon, unico sopravvissuto. Roguelon dichiarò che il loro gruppo fu bersagliato da colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia Nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino.
Il tiro di mortaio fu considerato all’inizio accidentale dalle autorità italiane, ma nel maggio 2016 furono ritrovate le ultime foto scattate sotto attacco da Rocchelli prima di morire: una vera e propria documentazione del bombardamento, che mostra il loro abbigliamento di civili inermi e la conformazione del luogo dove si trovavano.
La responsabilità della morte di Rocchelli è stata oggetto di indagini dalle autorità italiane. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, un sospetto neonazista e vice-comandante ucraino della Guardia nazionale con cittadinanza italiana. Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile. Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ribaltò la sentenza di primo grado dichiarando Vitaly Markiv assolto e lo scagionò.
Secondo l’inchiesta delle istituzioni ucraine, i giornalisti vennero uccisi da un bombardamento condotto dalle forze terroristiche sostenute dalla Russia. Rocchelli e Mironov vennero poi successivamente schedati sul sito Myrotvorets, gestito dai servizi segreti ucraini, come “liquidati”: il primo perché considerato un cooperatore delle organizzazioni terroristiche filo-russe; il secondo per aver violato il confine di stato dell’Ucraina e per essere penetrato nel territorio occupato da bande terroristiche russe.
Il tribunale di Basmanny di Mosca dichiarò invece sempre Vitaliy Markiv colpevole dell’omicidio dei due giornalisti.