Il Fascismo e i 75 anni dalla nascita dello Stato di Israele ieri al Festival del Giornalismo I conflitti nel mondo, il giornalismo ambientale, la precarietà nel mondo dell’informazione e l’arte del fumetto gli altri temi della quarta giornata del Festival di Ronchi dei Legionari Una giornata all’insegna della memoria è stata quella di ieri...
Il Fascismo e i 75 anni dalla nascita dello Stato di Israele ieri al Festival del Giornalismo

Il Fascismo e i 75 anni dalla nascita dello Stato di Israele ieri al Festival del Giornalismo
I conflitti nel mondo, il giornalismo ambientale, la precarietà nel mondo dell’informazione e l’arte del fumetto gli altri temi della quarta giornata del Festival di Ronchi dei Legionari
Una giornata all’insegna della memoria è stata quella di ieri al Festival del Giornalismo di Ronchi dei Legionari. Una riflessione sulla dittatura fascista e su come il movimento fondato da Benito Mussolini sia ancora attrattivo per una parte della popolazione italiana e della classe politica che usa alcune espressioni pronunciate dal Duce. È ciò che è emerso nel documentario Fascism in the Family, realizzato dalla giornalista Barbara Serra e prodotto da AlJazeera Network, per raccontare il fascismo non solo agli italiani e agli europei, ma anche al mondo arabo governato in molti casi da regimi dittatoriali. A partire dalla storia del nonno Vitale Piga, scelto dal regime fascista come podestà di Carbonia, città mineraria creata nel 1938 nel sud della Sardegna, Barbara Serra ha riflettuto con la giornalista Silvia De Michelis su come il Fascismo si sia manifestato in modo differente sul territorio italiano e come alcuni italiani sostengano che Mussolini abbia compiuto anche delle buone azioni prima di allearsi con Hitler, senza tenere in considerazione però che il movimento fascista, fin dalla sua nascita, è sempre stato una forza politica oppressiva e violenta. «Gli italiani non erano ritenuti degli esseri pensanti durante la dittatura fascista, ma rotelle di un ingranaggio – dice Barbara Serra -. Come ci mostra la nostra storia le cose iniziano gradualmente ed è importante non superare quel punto di non ritorno che ha portato il nostro Paese alla dittatura. Negli ultimi anni i partiti populisti hanno parlato alla pancia delle persone, hanno capito quali erano le loro paure e hanno usato i migranti come capro espiatorio di tutte le cose che non vanno in Italia».
Sempre legato ai danni provocati da fascismo e nazismo si è parlato della nascita dello Stato di Israele e dei suoi 75 anni di vita. Come è cambiato in tutto questo tempo? Questa è stata la domanda che ha aperto l’incontro moderato dalla reporter Laura Silvia Battaglia. Umberto De Giovannangeli ha risposto ricordando che al governo di Israele c’è un partito il cui leader, Itamar Ben Gvir, è il ministro della Sicurezza nazionale, che veniva dichiarato terrorista dallo stesso Israele. «Ci siamo innamorati di un Israele che non c’è più – ha dichiarato De Giovannangeli -. C’è ancora una dialettica ma la destra fascista ha vinto la battaglia per l’egemonia culturale». Più ottimista, Antonio Ferrari si chiede: «Ma Israele come convive con questa terribile dicotomia? Un paese laico, democratico, solido e un primo ministro come Netanyahu». Nancy Porsia ha ricordato che durante la seconda intifada del 2000, migliaia di palestinesi sono morti e nessuno ha mosso un dito: «Gli israeliani hanno capito che con le loro armi possono fare quello che vogliono e il mondo si gira dall’altra parte». Fabio Scuto si è soffermato sull’aumento dei casi di detenzione amministrativa di prigionieri politici palestinesi, incarcerati senza accuse ufficiali e senza processo: «È una giustizia inappellabile».
Ci si è poi spostati nel Nord Africa con la presentazione del libro Mal di Libia (Bompiani, 2023) della giornalista indipendente Nancy Porsia, ripercorrendo ciò che è accaduto in questo Paese durante la primavera araba e dopo la morte di Gheddafi. Nancy Porsia ha vissuto in Libia per cinque anni entrando in contatto con la popolazione e raccontando quali sono state le forze politiche che nel tempo hanno cercato di conquistare il potere. La giornalista ha inoltre messo in evidenza quali sono gli attori complici della tratta degli esseri umani, sottolineando l’importanza di distinguere il ruolo dei passeur da quello dei veri e propri trafficanti che invece lucrano sulla vita delle persone che lasciano il proprio Paese attraversando il Mediterraneo. Nancy, proprio per aver denunciato la disumanità dei trafficanti, ha ricevuto delle minacce di morte da parte della Mafia libica e ha dovuto lasciare il Paese.
Si è parlato poi del successo dell’arte del fumetto che sta prendendo sempre più piede nel mercato editoriale con Marco Dabbà, operatore culturale, Francesco Verni, giornalista esperto di fumetti, Matteo Zamparo, artista e vicepresidente dell’Associazione per la Valorizzazione delle Arti Visive Illustra APS di Monfalcone. L’incontro è stato moderato dal giornalista Oscar D’Agostino che ha sottolineato come la vendita di fumetti sia aumentata del 256% dopo la pandemia da Covid-19, raggiungendo nel 2022 le 11,5 milioni di copie acquistate. I prodotti più apprezzati sono i manga, i quali costituiscono il 60% dei volumi venduti. «Le nuove generazioni sono state in grado di capire il valore del fumetto, non vedendolo più come un prodotto dedicato solo ai bambini – dice Matteo Zamparo -. La tecnologia, grazie alla divulgazione sui social e sui canali telegram delle opere degli artisti, ha favorito una crescita del settore». È stato poi sottolineato come oggi non è più il fumettista a cercare l’editore, ma è spesso la casa editrice a captare attraverso Instagram l’artista e a proporgli la pubblicazione di un’opera. Nel mondo dell’editoria sono però pochi i fumettisti che si adattano alle idee dell’editore, mentre la maggior parte preferisce divulgare i propri lavori in modo indipendente. Il rischio è però quello di non riuscire a confrontarsi con altri professionisti e quindi a migliorare il proprio lavoro. Un’altra professione che sta prendendo sempre più piede nel mondo dell’editoria è lo sceneggiatore di fumetti che lavora in sinergia con l’artista, creando la storia che poi il fumettista dovrà rappresentare.
Tra i vari appuntamenti di ieri si è tenuta anche una masterclass con Gabriele Cruciata di Google News Lab Teaching Fellow su come utilizzare le immagini satellitari per raccontare la crisi climatica. Il relatore ha all’inizio spiegato come si inserisce su Google Maps un luogo che non è ancora stato registrato in sistema e in che modo, attraverso Street View, è possibile vedere com’è cambiata una determinata area dal 2008 a oggi. Questa funzione può essere utile per i giornalisti per raccontare in che modo è mutata ad esempio la conformazione urbana di una città o in che misura si sono ampliate o ridotte le aree verdi. Per mostrare invece all’opinione pubblica con efficacia come la crisi climatica stia cambiando la conformazione del nostro pianeta è necessario usare Google Earth. Sito web dove è possibile notare lo scioglimento dei ghiacciai o l’erosione delle coste dal 1984 al 2020. Uno strumento utile per analizzare i disastri ambientali e percepire in misura maggiore com’è mutato lo stato di salute del nostro pianeta nell’arco di 36 anni.
Durante la presentazione del libro Una madre. La vita e la passione per la verità di Anna Politkovskaja della giornalista Sara Giudice e di Vera Politkovskaja, figlia della giornalista uccisa,si è raccontata la figura della giornalista di “Novaja Gazeta”, uno dei principali quotidiani dell’opposizione russa. Anna Politkovskaja ha raccontato fino alla sua morte la seconda guerra in Cecenia, la corruzione, i delitti e le omertà della Russia di Putin. Il 7 ottobre 2006, quando è stata uccisa nella sua casa nel centro di Mosca, il suo volto è diventato il simbolo della libertà d’espressione. Sara Giudice ha dialogato insieme alla giornalista di Internazionale Annalisa Camilli, spiegando le iniziali difficoltà, per la figlia Vera, di accettare il lavoro della madre. Una donna che veniva definita come “la pazza di Mosca” perché era più facile metterla all’angolo della follia. Raccontare qualcosa di diverso dalla versione ufficiale era, ed è tutt’ora, una cosa impossibile.
È stato presentato anche il libro Nando Martellini. Al limite del ricordare. Antologia di scritti 1959-1997 di Cesare Borrometi e Pino Frisoli. Insieme a Omar Costantini è stata ripercorsa la vita del grande telecronista RAI che commentò l’indimenticabile finale di Spagna 1982 Italia-Germania Ovest: è stato l’evento più seguito nella storia della televisione italiana. Un grande professionista e un maestro per chi ha voluto e vuole percorre la sua stessa carriera. Viene ricordato dagli autori con un’antologia degli scritti più significativi per riportare alla luce il Martinelli giornalista della carta stampata e autore di libri tematici sullo sport, che è forse il suo lato professionale meno conosciuto.
Giornalismo e precariato sono stati al centro dello spettacolo Volevo solo fare il giornalista. La storia di Alessandro Bozzo di Lucio Luca che ha chiuso la quarta serata. È stato interpretato dall’attore cuntista Salvo Piparo e accompagnato dalle musiche di Michele Piccione. Un monologo tratto dal libro Quattro centesimi a riga – morire di giornalismo, che l’autore Lucio Luca ha scritto per raccontare la realtà del giornalismo di oggi, che è fatto di grandi inviati ma dietro ai quali ci sono migliaia di operatori dell’informazione come Alessandro Bozzo, giornalista calabrese morto suicida. Il precariato nel mondo dell’informazione è problematico non solo per chi pratica questo mestiere ma anche, e soprattutto, per i lettori. Un’informazione precaria non potrà mai essere libera e democratica. Il libro di Lucio Luca porta anche a riflettere su un meccanismo che editori, giornalisti e lettori dovrebbero cambiare insieme perché l’informazione non può essere gratuita.
COLLABORAZIONI E SPONSOR
L’organizzazione dell’intero Festival del Giornalismo, inclusi gli appuntamenti di “Aspettando il Festival…”, è stata resa possibile grazie all’Amministrazione Comunale di Ronchi dei Legionari, alla Regione Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, alla Cassa Rurale del Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali di Trieste e a tutte le persone e le realtà che continuano a supportare le attività culturali di Leali delle Notizie.
Negli ultimi anni Leali delle Notizie ha avuto modo di allargare i propri orizzonti e di stringere nuovi legami con altre realtà regionali, nazionali e internazionali. Nel 2023 si è rinnovata la collaborazione con le associazioni Thesis del Dedica Festival di Pordenone, Vicino/Lontano di Udine, Heraldo Ets del Festival del Giornalismo di Verona, BILL Biblioteca della Legalità, Articolo 21. A queste si sono aggiunte nuove collaborazioni con Cieffe System, Treviso Giallo, Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin di Trieste, Circolo Legambiente “Ignazio Zanutto” di Monfalcone, Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, il Festival del Giornalismo di Siena, l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, il Forum italo-sloveno di Lubiana e l’Associazione Fenice FVG OdV per regalare al pubblico un Festival ancora più ricco di incontri.