Una giornata all’insegna dell’ambiente e della sostenibilità ieri al Festival del Giornalismo La lotta contro le mafie continua a essere un argomento centrale nella manifestazione culturale di Leali delle Notizie. La strage di Bologna, lo sport e le migrazioni gli altri temi trattati nella giornata di ieri. Continuano gli appuntamenti della IX edizione del Festival...
Una giornata all’insegna dell’ambiente e della sostenibilità ieri al Festival del Giornalismo

Una giornata all’insegna dell’ambiente e della sostenibilità ieri al Festival del Giornalismo
La lotta contro le mafie continua a essere un argomento centrale nella manifestazione culturale di Leali delle Notizie. La strage di Bologna, lo sport e le migrazioni gli altri temi trattati nella giornata di ieri.
Continuano gli appuntamenti della IX edizione del Festival del Giornalismo di Leali delle Notizie a Ronchi dei Legionari. Ambiente e sostenibilità sono stati ieri al centro del dibattito della terza giornata della kermesse. Si è poi parlato anche di sport, migrazioni, strage di Bologna e mafia.
Si è partiti di mattina con una masterclass sulla comunicazione di ecosistemi di innovazione con Filippo Bianco, amministratore delegato di Friuli Innovazione, Anna Gregorio, founder di “Picosats – space technologies solution”, e Fabrizio Rovatti, dirigente tecnologo dell’Area Science Park. L’incontro è stato moderato dal giornalista e imprenditore Luca Barbieri e si è discusso dell’importanza di una corretta comunicazione degli ecosistemi di innovazione. Giornalismo e il mondo scientifico fanno ancora fatica a interagire e comprendersi fino in fondo. Come hanno spiegato gli ospiti dell’incontro, per valorizzare l’innovazione made in Italy che nasce tra le Università e le startup è fondamentale l’identificazione del giusto timing nel comunicare.
Dopo aver parlato di sostenibilità dal punto di vista comunicativo è stato affrontato uno dei temi più scottanti dell’attualità: l’intelligenza artificiale (AI) e la sua applicazione nel mondo del giornalismo. Sono intervenuti sul tema i giornalisti professionisti Nicola Comelli e Silvia Fabbi, spiegando come la tanto temuta intelligenza artificiale non può sostituire l’uomo ma lo può aiutare a svolgere alcune mansioni più dispendiose e meno stimolanti dal punto di vista creativo. «L’intelligenza artificiale non è intelligente – spiega Fabbi – perché non cattura l’abilità dell’intelligenza umana nel contestualizzare le informazioni. Non può assolutamente sostituire il nostro cervello». In particolare, nel mondo dell’informazione l’AI può essere sfruttata per gestire mansioni ripetitive e prive di particolare valore aggiunto, come la trascrizione di un’intervista audio o video, per targettizzare meglio il pubblico e capire dunque quali sono i temi che stanno più a cuore alle persone, e per processare grandi quantità di informazioni. «L’intelligenza artificiale – dice Nicola Comelli – potrebbe permettere ai giornalisti del futuro di avere più tempo per dedicarsi a reportage, a raccogliere testimonianze, offrendo al pubblico maggiori servizi di approfondimento». I primi due incontri della giornata di ieri sono stati realizzati in collaborazione con l’associazione Heraldo Ets del Festival del Giornalismo di Verona che è stata rappresentata dal giornalista professionista Ernesto Kieffer
Si è poi parlato del sogno di un’alimentazione equa, etica e sostenibile con Gianluca Felicetti, giornalista e presidente della LAV – Lega Anti Vivisezione, Maria Cristina Nicoli, professoressa ordinaria di Tecnologie Alimentari dell’Università degli Studi di Udine, e con l’avvocato Raoul Giuseppe Tiraboschi, coordinatore delle politiche locali del cibo del Comune di Bergamo, vicepresidente di Slow Food Italia e componente del CdA dell’Università di Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’incontro è stato introdotto e moderato dalla giornalista Gioia Meloni, responsabile della struttura di programmazione in lingua italiana della Rai del Friuli Venezia Giulia, focalizzando l’attenzione sull’incremento dei legumi nell’alimentazione italiana, sui danni ambientali e il malessere degli animali causati dagli allevamenti intensivi e della carne coltivata, erroneamente chiamata carne sintetica. Si è parlato di quanto sarebbe importante impartire una nuova educazione alimentare dove la carne non venga più vista come un alimento insostituibile, aumentando il consumo di legumi che favorirebbe il benessere di una popolazione sempre più longeva: attualmente la popolazione italiana over 65 è un terzo, ma nel 2050 sarà pari al 75%. Nodo cruciale del nostro sistema produttivo sono poi gli allevamenti intensivi, siccome costituiscono il 15% delle emissioni di Co2 nell’aria, oltre a richiedere un notevole consumo di acqua: per produrre 1 Kg di manzo ci vogliono infatti 15mila litri di acqua. Un sostituto della carne degli allevamenti intensivi che permetterebbe anche agli animali di avere una vita più dignitosa è la carne coltivata. Alimento che viene riprodotto grazie al prelievo di cellule staminali dagli animali che vengono poi fermentate con un liquido nutritivo. In questo momento si sta sperimentando anche il pesce coltivato e la riproduzione in vitro di pelle animale per il settore dell’abbigliamento. In questo momento i primi prodotti di carne coltivata sono reperibili solo negli Stati Uniti d’America, mentre bisognerà attendere ancora un po’ di tempo prima di trovarli anche in Unione Europea.
La terza giornata del Festival si è chiusa con un incontro sull’energia con Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, il giornalista Paolo Morando e le giornaliste Luisa Pozzar e Maria Giovanna Romanelli del gruppo UCSI. L’incontro è stato introdotto e moderato da Elisabetta Pozzetto, giornalista ed Executive PhD dell’Università degli Studi di Trieste, partendo dal libro Petrolio di Pier Paolo Pasolini. Un’opera incompleta e molto articolata in cui l’autore rappresenta Enrico Mattei ed Eugenio Cefis nei personaggi Bonocore e Troya, denunciando un sistema energetico di una società capitalista vorace. Un sistema che si contrappone invece alle attuali comunità energetiche che l’Italia sta prendendo in considerazione per raggiungere la neutralità carbonica, con l’intento di produrre entro il 2035 energia solo da fonti rinnovabili. Le comunità energetiche rinnovabili sono gruppi di soggetti, piccole e medie imprese, amministrazioni locali, enti del terzo settore e privati cittadini che si uniscono per creare una rete locale di impianti che genera e condivide energia da fonti rinnovabili e che entro il 2035 dovranno costituire il 20% dell’energia prodotta in Italia. A partire da febbraio 2020, grazie al decreto Milleproroghe del Governo Conte 2, approvato poi definitivamente nel 2021, è stata incentivata la sperimentazione di produzione di energia in piccole comunità, impiegando fonti rinnovabili. Si sta però ancora attendendo un decreto attuativo che permetta di produrre fino a 1000 Kilowatt di energia contro i 200 Kilowatt attuali. La legge è stata attentamente studiata dal gruppo UCSI giovani che ha condotto un’indagine sul territorio italiano scoprendo che molte delle comunità energetiche dichiarate non sono attive, in quanto mancano i provvedimenti attuativi necessari per l’applicazione del decreto legislativo 199 del 2021. Legambiente ha censito nel 2022 100 storie italiane di autoproduzione e scambio di energia, ma secondo Alleanza Italiana Gruppo Sostenibile nel 2022 erano attive solo 35 comunità energetiche.
Oltre ai temi di carattere ambientale, si è parlato poi delle dinamiche e delle sfide delle migrazioni contemporanee con Angela Caponnetto, Bianca Senatore, Alessandra Vitullo, moderatore Francesco Boscarol. Oggi si parte più dalla Turchia che dalla Libia: le rotte migratorie cambiano in base alla geopolitica e alle condizioni climatiche. Le migrazioni sono un tema controverso perché ne viene ancora fatta una narrazione stereotipata e superficiale. «Il governo si è scagliato con gli scafisti, in realtà nel 99% dei casi non sono altro che migranti ai quali viene affidato il timone in cambio di un viaggio gratis. Non sono loro gli artefici di questi traffici», ha affermato la giornalista freelance Bianca Senatore.
Giacomo Moccetti ha poi presentato il libro Giocare come Dio comanda. Enzo Bearzot, ritratto intimo in cui i ricordi di campioni come Dino Zoff e Beppe Bergomi si uniscono a quelli dei familiari e amici per raccontare l’allenatore dell’Italia Campione ai mondiali ’82. L’autore insieme ad Andrea Doncovio e Margherita Reguitti ha restituito la complessità di un uomo che è stato ingiustamente poco ricordato in questi anni. Non era in cerca di popolarità, aveva una grande disciplina, che pretendeva anche dai suoi giocatori e dai suoi figli, ed era in grado di fare scelte audaci in campo e nella vita per raggiungere i propri obiettivi: la più iconica quella di puntare tutto su Paolo Rossi nell’82.
Nel corso della giornata si è parlato anche della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Attentato in cui sono morte 85 persone e oltre 200 sono rimaste ferite. La più grande strage della storia della Repubblica Italiana. Una vicenda giudiziaria che dura da più di 40 anni e che non è mai stata in grado di fare luce fino in fondo su una situazione che è diventata una spirale senza fine, segnata da depistaggi, sviamenti e intoppi di vario tipo. Le ultime novità però riguardanti i processi di Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati in primo grado all’ergastolo, consentono di fare chiarezza su mandanti e organizzatori della strage. Per la prima volta abbiamo tutti gli elementi necessari per affermare con sicurezza che non si trattò dell’azione estemporanea di un gruppetto di ragazzi esaltati (i nar), ma di un’operazione machiavellica studiata a lungo nei minimi dettagli (quanto in alto non si sa) e finanziata sicuramente dalla P2, in cui sono coinvolti anche membri dello Stato e la manovalanza nera.
Nell’ultimo evento, moderato da Lucio Musolino, si è parlato di “Mafie e cittadinanza attiva. Calabria, raccontiamoci le mafie”. È intervenuto Don Pino Demasi raccontando la decisione presa da giovane di rimanere in Calabria per cercare di cambiare le cose e fare una scelta di campo, ricordando che «la Calabria ha bisogno di tutto ma soprattutto dei calabresi». Gaetano Saffioti, testimone di giustizia, ha raccontato la sua esperienza, sottolineando l’importanza della propria libertà: «Io non ho mai cambiato nome, nulla, ma non per sfidare la ‘Ndrangheta, ma perché la vittoria più grande è quella di condurre una vita normale. Non nascondersi. Quello che ho fatto davvero è stato togliere un alibi a quelli che dicono che non ci sono alternative». Nel tempo la criminalità organizzata si è evoluta ed è presente anche nel Nord Italia. La Mafia oggi non è più quella che commette stragi, ma quella che si infiltra nelle attività imprenditoriali per mettere in circolo il proprio denaro e arricchirsi. E proprio per questo bisogna imparare a conoscere le Mafie per poterle riconoscere quando sono vicine a noi.
COLLABORAZIONI E SPONSOR
Negli ultimi anni Leali delle Notizie ha avuto modo di allargare i propri orizzonti e di stringere nuovi legami con altre realtà regionali, nazionali e internazionali. Nel 2023 si è rinnovata la collaborazione con le associazioni Thesis del Dedica Festival di Pordenone, Vicino/Lontano di Udine, Heraldo Ets del Festival del Giornalismo di Verona, BILL Biblioteca della Legalità, Articolo 21. A queste si sono aggiunte nuove collaborazioni con Cieffe System, Treviso Giallo, Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin di Trieste, Circolo Legambiente “Ignazio Zanutto” di Monfalcone, Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, il Festival del Giornalismo di Siena, l’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, il Forum italo-sloveno di Lubiana e l’Associazione Fenice FVG OdV per regalare al pubblico un Festival ancora più ricco di incontri.
L’organizzazione dell’intero Festival del Giornalismo, inclusi gli appuntamenti di “Aspettando il Festival…”, è stata resa possibile grazie all’Amministrazione Comunale di Ronchi dei Legionari, alla Regione Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, alla Cassa Rurale del Friuli Venezia Giulia, alla Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali di Trieste e a tutte le persone e le realtà che continuano a supportare le attività culturali di Leali delle Notizie.